“Come imparare più cose e vivere meglio” libro di Roberto Vacca

Scritto intorno al 1980 dal famoso ingegnere, divulgatore e scienziato Roberto Vacca, è un libro piacevole, simpatico, carico di contagioso e autentico entusiasmo. Scritto con linguaggio semplice e comprensibilissimo a tutti, come sa fare chi ha le idee chiare e non ha bisogno di gettare fumo negli occhi dei lettori, l’Autore spiega in modo avvincente come l’appassionarsi ai più disparati argomenti del sapere sia un felice stile di vita e un meraviglioso antidoto contro l’angoscia e la depressione, cosa questa efficacemente spiegata nel paragrafo “Come prevenire la depressione e la disperazione”.  Lo consiglio vivamente a tutti.

Vedi anche https://it.wikipedia.org/wiki/Come_imparare_pi%C3%B9_cose_e_vivere_meglio

Un caro saluto,

A. Mercuri

Aripiprazolo, un farmaco efficace e multiuso

Aripiprazolo (vedi anche: Abilify (aripiprazolo) si può definire davvero un farmaco con molte qualità: a dosaggio basso, per intendersi 3-5 mg al giorno, funziona quasi unicamente da stimolante dopaminergico:

Ancora va detto che, aumentandone il dosaggio, Aripiprazolo diventa un vero e proprio farmaco efficace contro la follia agendo positivamente su deliri e allucinazioni col vantaggio, rispetto ad altri antipsicotici, di dare meno sonnolenza, molto meno aumento di peso e conservando (o addirittura stimolando) interessi e motivazione che invece gli antipsicotici tradizionali tendono a spegnere ancor dippiù di ciò che fa già la psicosi).

Restando nell’ambito dei più comuni bassi dosaggi utilizzabili per i disturbi psico-emotivi minori (depressione, disturbi sessuali, ansia, ossessioni) si può dire che, da solo o in associazione con altri psicofarmaci, aripiprazolo abbia dimostrato un’ottima tollerabilità ed efficacia. L’unica avvertenza importante è di assumerlo al mattino proprio perché stimolante.

A. Mercuri

“Psicosi ossessiva” di Tanzi e Lugaro (1905)

A mio giudizio, la descrizione più illuminante, esauriente e gradevole da leggere dei disturbi ossessivi si trova nel 2° volume del “Trattato delle malattie mentali” di E. Tanzi ed E. Lugaro (Milano, Società Editrice Libraria, 1905).

La sensazione che ne ho tratto è che l’attenzione degli Autori sia emotivamente concentrata sui pazienti e non freddamente puntata sulla malattia in sé come spesso capita nelle trattazioni odierne. Le parti sottostanti scritte in verde sono alcuni brevi estratti dalla su citata opera mentre le parti in nero sono mie.

” Le idee ossessive o fisse o coatte o incoercibili…costituiscono il nucleo essenziale d’una particolare malattia d’indole costituzionale , che può dirsi perciò psicosi ossessiva…Gli ammalati hanno sempre coscienza vivissima, chiara e precisa del loro male, s’affannano a vincerlo, vivono in continua lotta con esso…Il tema dell’ossessione in sè stesso non avrebbe mai caratteri allarmanti; se l’idea ossessiva si presentasse casualmente attraverso un cervello del tutto calmo e normale, il che è possibilissimo, passerebbe quasi inavvertita e senza alcuna conseguenza. Ma coloro che soffrono d’ossessioni hanno per loro sventura un’iperestesia per tutto ciò che può suscitar pena, timore, e persino dubbi puramente teorici e formali. Questa iperestesia affettiva fa sì che un’idea fugace, priva d’ogni interesse per un normale, si soffermi nel corso del pensiero, conquistandosi un posto immeritato. Di questa sproporzione s’avvede benissimo il paziente, che per lo più ha fine spirito critico ed è portato all’introspezione; ma il rammarico ch’egli ne prova non facilita per niente il passaggio ad altre idee, anzi lo inceppa. A questo modo, idee fortuite e insignificanti lasciano un solco e si rinnovano con un’insistenza spasmodica e martellante, arrestano ogni tanto il corso del pensiero, ne escludono altre ben più interessanti, e resistono ad ogni sforzo od artifizio della volontà inteso a discacciarle. Il senso di coazione che ne nasce riesce assai penoso, documenta ad ogni istante nella coscienza del malato la sua incapacità a governare il proprio pensiero….In uno stesso individuo s’associano o s’avvicendano spessissimo ossessioni selle diverse categorie; ed anzi sono ben rari gl’ individui che soggiacciono a una forma sola d’ossessione. V’è dunque un vero temperamento ossessivo, che s’estrinseca in una diatesi d’incoercibilità psichica, alla quale le idee più svariate forniscono il tema…Questi ammalati sono gente d’animo mite, d’indole riflessiva, giudiziosa, intelligenti, portati eccessivamente all’introspezione, veri introspettori in continua attività di servizio, poco o punto impulsivi, sensibili e d’animo delicato, tendenti piuttosto alla mestizia che all’allegria, più disposti alla rinunzia che alla lotta, spesso timidi in tutto.”

“Assai numerosi sono praticamente i temi d’ossessione…Con tutto ciò, è difficile che le ossessioni si presentino numerose simultaneamente: di solito si impadroniscono del malato a una per volta, in regime monarchico, e caratterizzano un periodo della sua vita…E di solito i cambiamenti di tema avvengono dopo un periodo di tregua concesso ad altre ossessioni che per qualche tempo hanno dominato la coscienza esclusivamente….A malgrado del temperamento ossessivo, che dà segno di sè precocemente i malati passano spesso buona parte della gioventù senz’essere tormentati da idee fisse. Le idee che potrebbero fornire il tema dell’ossessione, anche se suscitano disagio, non si soffermano a lungo. La malattia s’accentua e produce un vero tracollo quando il soggetto predisposto comincia a capire il meccanismo dell’ossessione, e si persuade della propria incapacità a liberarsene… A malattia conclamata…interviene il fatto riflesso dell’introspezione, dell’attenzione che si sdoppia sull’oggetto del pensiero e sull’io che lo elabora, [modernamente, la supervisione del  proprio pensiero durante il suo svolgimento, viene definita ‘metacognizione’][l’attenzione del paziente] che segue, inopportuna e importuna, lo svolgimento degli atti volontari ed anche delle funzioni involontarie…Gli ammalati cedono all’ossessione appunto per la paura preventiva di soccombervi, e questa paura è la conseguenza…dell’ansietà con cui seguono lo svolgersi delle loro funzioni, dalle più elevate del pensiero alle più umili ed involontarie dei visceri…”

Le ossessioni più comuni sono quelle relative all’ordine, alla simmetria, alla pulizia, al controllo oppure il timore di cagionare danno a sè stessi o agli altri a causa di pensieri, parole, azioni oppure omissioni. E’ qui da notare come tra fobia ed ossessione vi siano punti di contatto tanto che in tempi relativamente recenti non ne si faceva netta distinzione raggruppandole insieme nella comune denominazione di sindrome fobico-ossessiva. In realtà si può dire che tutti gli ossessivi sono fobici ma non che tutti i fobici siano ossessivi; così è meglio tenere le due patologie distinte. Ancora sono da ricordare gli impulsi mentali a contenuto motorio, cioè il timore ossessivo di compiere un’azione fulminea di tipo auto o eterolesivo (le cosiddette ‘ tentazioni orribili’); la tensione nervosa in tali casi cresce esponenzialmente con la facilità effettiva di compiere il gesto: per esempio usare forbici o coltelli vicino al proprio amato figlio piccolo per chi sente l’impulso motorio ossessivo di ferirlo oppure affacciarsi da una finestra molto alta per chi sente l’impulso motorio ossessivo di buttarsi nel vuoto, ecc.

Ancora Tanzi e lugaro: “Le ossessioni impulsive sono caratterizzate da ciò, che esse hanno un contenuto attivo, consistono cioè nella rappresentazione d’un atto. Si tratta sempre di un atto spiacevole per il soggetto che se lo rappresenta: un atto ora futile, sciocco, inutile, ora inopportuno, sconveniente, ora addirittura criminoso. All’idea di per sè stessa invisa e ripugnante dell’atto s’aggiunge un senso di sfiducia nella propria capacità d’inibizione volontaria, che fa apparire l’esecuzione come probabile, inevitabile, imminente…Certe idee d’atti inopportuni o sconvenienti sorgono per associazione di contrasto nelle cerimonie solenni. E se è quasi impossibile che la rappresentazione si traduca in atto, i malati sono ugualmente tormentati dal pensiero di potersene rendere esecutori sconsigliati, bestemmiando in chiesa, ridendo a un funerale, facendo un gesto indecente in società ….[Alcuni pazienti] soffrono d’acrofobia ( Verga), e temono la vertigine, o di cadere accidentalmente, o di cedere ad un improvviso impulso lanciandosi nel vuoto se s’affacciano ad un balcone elevato, sul pianerottolo di una scalea alta, su d’un belvedere. Qui alla pura fobia s’associa dunque un elemento di rappresentazione motoria a tipo impulsivo…Più che disgustose ed affliggenti, son addirittura drammatiche quelle ossessioni che contengono un programma d’azione delittuoso. Per quanto il malato dubiti delle sue forze di repressione, l’immagine ben di rado si traduce in atto; Ma essa suscita lotte interne violente, prolungate e ripetute, che determinano un senso di tensione interna sempre crescente, che aumenta la spasmodicità dell’idea e il timore di dovere infine cedere all’impulso incoercibile…I delitti d’origine ossessiva sono rarissimi…”

Un caro saluto ai miei lettori,

A. Mercuri

 

 

Psicofarmaci e peso corporeo: gli antipsicotici

Tra gli psicofarmaci, quelli che sicuramente fanno più ingrassare sono i cosiddetti antipsicotici i quali hanno come denominatore comune l’inibizione di alcuni circuiti dopaminergici implicati nelle manifestazioni della follia.

La follia vera, è una condizione talmente grave tuttavia da far dire che l’aumento di peso, di fronte all’eventuale efficacia del farmaco, è cosa di importanza relativa. Gli antipsicotici però adesso vengono sempre più prescritti, a basso dosaggio, per forme di disagio psico-emotivo non poi così gravi (e relativamente rare) come la follia vera ma per condizioni di disagio relativamente lievi e comuni (depressione, ansia, insonnia, ossessioni) e per questo, sapere quali sono quelli più implicati nell’accumulo di grasso corporeo può essere di ampio interesse.

Diciamo che tra i più noti, sicuramente Olanzapina (Zyprexa come nome commerciale) è quello che fa ingrassare dippiù e più rapidamente (in realtà peggio ancora è Clozapina che tuttavia non è utilizzato mai al di fuori della vera follia). Anche a dosaggio basso Olanzapina provoca un immediato, rapido ed evidente aumento di peso (vedi: Olanzapina: attenti al peso!). Dopo Olanzapina, a seguire, troviamo quetiapina e risperidone con potere ingrassante medio, mentre i noti aripiprazolo (Abilify), levosulpiride (Levopraid) e amisulpiride ( Deniban, Solian) fanno ingrassare assai di meno. A questo proposito è d’obbligo dire che a dosaggio molto basso (dai 2 ai 5 mg), aripiprazolo è un forte stimolante dei circuiti dopaminergici prefrontali e, riaccendendo la voglia di fare e gli interessi, può fare anche dimagrire; lo stesso, ma in misura assai minore, vale per Levosulpiride e Amisulpiride a basso dosaggio (tipo 15 gtt 2 volte al giorno per levosulpiride e 50 mg al giorno per amisulpiride) i quali, a dosaggi così bassi, sono pure essi stimolanti attivando il recettore sigma prevalentemente e forse anche i recettori della dopamina prefrontali (come fa aripiprazolo). Lo svantaggio di levosulpiride e amisulpiride rispetto ad aripiprazolo è però che fanno aumentare molto la prolattina la quale poi provoca nel lungo periodo aumento di peso.

Parlando poi dei più vecchi antipsicotici (cloropromazina, promazina, perfenazina, aloperidolo), va detto che fanno aumentare di peso meno di quelli più recenti su menzionati; più in dettaglio, cloropromazina e promazina hanno un potere ingrassante medio mentre aloperidolo e perfenazina basso.

Per concludere queste brevi note sulla relazione tra antipsicotici e peso corporeo è da aggiungere che:

  • Gli antipsicotici fanno ingrassare (a parte aripiprazolo, amisulpiride e levosulpiride) anche a basso dosaggio, purtroppo
  • Fanno ingrassare da subito e sempre più per diversi mesi poi, pur continuando ad assumerli, ci si stabilizza ma il peso acquistato non si perde (mentre, come vedremo, alcuni antidepressivi prima fanno ingrassare ma poi pur continuando ad utilizzarli si torna al proprio peso iniziale)
  • Oltre a fare aumentare l’appetito soprattutto di carboidrati, gli antipsicotici fanno diminuire la voglia di muoversi causando un minore dispendio calorico
  • Possono alterare non solo il peso ma far aumentare anche la glicemia (talvolta fino al diabete conclamato), il colesterolo e i trigliceridi provocando quella che nel complesso si definisce sindrome metabolica
  • Fanno ingrassare più rapidamente e dippiù chi li usa per la prima volta e i soggetti più giovani

Continua a leggere