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Ricerca di Omologhi e Surrogati

Tratto da: A.Mercuri,  Quarant’anni di riflessioni, Ed. Il mio libro 2015 pp. 129-137

La specie umana si distingue dalle altre specie animali per l’enorme e rapida capacità di apprendere, adattarsi e trasmettere conoscenza. Con tali caratteristiche l’uomo è in grado di sopravvivere anche in ambienti nuovi e ostili.
Tuttavia una cosa è sopravvivere, altra cosa è vivere bene: io  ho l’impressione che oggi l’uomo stia solo sopravvivendo in un ambiente follemente diverso da quello ancestrale che gli ha plasmato corpo, mente e geni.
Una branca attuale della psicologia nota come psicologia evoluzionistica ci sta aiutando ad interpretare i comportamenti umani odierni in un’ottica antropologica cioè di storia evolutiva umana: così come per capire una persona è utile sapere chi erano i suoi parenti così per capire l’umanità è utile sapere come vivevano i nostri avi comuni.
A noi resta il compito di far tesoro delle ricerche in questo campo per riarmonizzarci con una modalità di vita arcaica durante la quale siamo diventati quello che siamo: ambiente e stile di vita umani sono rimasti pressoché costanti per centinaia di migliaia d’anni, poi sono cambiati con andamento esponenziale negli ultimi cento, a partire dalla rivoluzione industriale, senza dare il tempo ai nostri geni di adattarvisi; forse la vita moderna non è peggiore di quella antica ma non è consona alla fisiologia umana perché si è discostata troppo e troppo rapidamente da quella che abbiamo condotto per millenni e fino a ieri.

Konrad Lorenz:

[…], benchè l’adattamento alla cultura esistente sia una facoltà contenuta nel nostro programma filogenetico, l’uomo non riesce a tenere il passo con la velocità crescente dei mutamenti della civiltà e dell’ambiente sociale. Questo divario aumenta anno dopo anno.[…] I mutamenti culturali,[…], vanno avanti a un ritmo così rapido che è impossibile nutrire la minima speranza in un adattamento filogenetico alla nuova situazione dell’umanità. L’effetto creativo della selezione naturale non esiste più. […] La velocità con cui lo spirito umano si trasforma e l’uomo trasforma l’ambiente in qualcosa di completamente diverso da ciò che esisteva fino a ieri è talmente vertiginosa che, in confronto, l’evoluzione filogenetica è praticamente immobile. L’anima umana è rimasta sostanzialmente la stessa da quando è sorta la civiltà.(1)

Lorenz sottolinea che a fronte dell’enorme cambiamento attuale di stile di vita e d’ambiente, “l’anima” umana e quindi le nostre istanze psicologiche e affettive, è rimasta la medesima dei primordi.
Per vivere bene oggi, dobbiamo dunque studiare almeno i rudimenti dell’antropologia adottando uno stile di vita consono alla nostra antica “anima”: pur vivendo l’attualità, dobbiamo cercare di recuperare il buono del passato e, ove non sia possibile questo, crearci omologhi e surrogati della fisiologica vita tradizionale.
Io definisco surrogato il ripristino in chiave moderna d’un ambiente, comportamento o stile di vita arcaico ancor oggi desiderabile ma non più attuabile: cercare di vivere più possibile immersi nella natura, fare attività motoria, esercitarsi in abilità manuali, instaurare rapporti umani sinceri e profondi con le persone son tutti esempi di surrogati benefici della vita ancestrale che ci ha plasmato così come ancor oggi siamo. A proposito di rapporti sociali, la rete di contatti virtuali tramite telefono e internet sono un tipico surrogato dei rapporti sociali reali: una volta, nel lavoro e nello svago si stava in gruppo  scambiandosi spesso la parola mentre oggi mancando questo le persone cercano di camminare nella vita col conforto di tenersi per mano attraverso i social network.
Le cose, per ora, vanno così ma meglio sarebbe riuscire, con uno sforzo comune, a riappropriarci di una società più umana dove rinasca la convivialità perduta: i surrogati vanno accettati solo dove non è più ripristinabile l’autentico ma dobbiamo sempre tenere vivo dentro di noi l’ideale di unire il buono di oggi con quello di ieri.
Ci sono poi situazioni, pulsioni, desideri e comportamenti arcaici oggi inaccettabili o non desiderabili che continuano tuttavia ad urgere dentro di noi: l’aggressività verso i nostri simili, la violenza, la guerra, il bisogno di ferire e sopraffare i più deboli. In tali casi è necessario trovare omologhi comportamentali in grado di dirottare l’energia aggressiva verso imprese edificanti: la dedizione alla cultura mitiga gli istinti aggressivi e soddisfa il desiderio di novità mentre nell’amore tra uomo e donna si sfogano senza violenza molti istinti primordiali. Il lavoro fisico e lo sport possono inoltre mitigare l’aggressività fisica.
Ogni nostro comportamento è dunque fonte di benessere e armonia solo se ricalca un comportamento atavico oppure ne è omologo o surrogato; abituiamoci pertanto nel corso della nostra balorda vita moderna a riflettere, chiedendoci: a quale comportamento atavico può essere assimilato ciò che sto facendo? Pur essendo formalmente diverso fa vibrare ugualmente le antiche corde dell’anima?
Se abbiamo vissuto liberi nelle foreste per centinaia di migliaia d’anni e siamo stati agricoltori o artigiani per altri diecimila è ovvio che  il nostro cuore tenda a battere ancora quei ritmi; se abbiamo centinaia di muscoli guizzanti e le nostre mani sono meravigliosi strumenti creativi non possiamo  reprimere la nostra atavica necessità di muoverci e creare manufatti.
Quindi, soprattutto se facciamo un lavoro cerebrale e astratto, dedichiamo parte del nostro tempo libero a passeggiate contemplative senza meta, a  piccoli lavori di  giardinaggio anche casalinghi o a lavoretti manuali da compiere nei nostri pur striminziti e poco adatti appartamenti fregandocene di quel pò di sporco che produciamo: ben vengano a rallegrare le nostre case tracce di terra e polvere, i detersivi sono assai più tristi e tossici.
Ci sono oggi molte cose radicalmente nuove che non hanno analogia con situazioni tradizionali e vanno quindi approcciate con prudenza: è difficile intravvedere omologhi e surrogati nell’eccesso di immagini fotografiche, nella valanga di notizie da tutto il mondo sotto le quali veniamo ogni giorno seppelliti, nella luce elettrica che prolunga artificialmente le nostre giornate, nello stile di vita caricaturale dell’homo faber occidentale e nella globalizzazione che mescola razze provenienti dai cinque continenti dentro il calderone di un ambiente standardizzato.
E così la nostra diffusa sedentarietà non ha uguali nelle epoche passate quando vi ci era costretto solo l’uomo malato ed è inedito l’attuale eccesso continuo di cibo o la possibilità di vivere una vita artificiale incollati allo schermo di un computer.
Se vogliamo dunque ritrovare un’armonia e una serenità perdute dobbiamo praticare un’auto-osservazione critica per vagliare e correggere i nostri comportamenti  adattandoli a ritmi e modi tradizionali, quindi consoni alla natura umana. Non ci sono più le tradizioni a guidarci quindi  la cultura personale è oggi indispensabile: parlo di cultura autentica, espressione di amore per il sapere e non di cultura come strumento di potere acquisito  con disgusto solo per fregare meglio il prossimo.

Note
Lorenz, Il declino dell’uomo, tr. It. Mondadori, Milano 1991, pp. 123-124, 173.